Ricordate il simpatico storico dell'Arte Mattia Jerkovich che per alcuni mesi ci ha dato una mano in biblioteca per pratticare il suo tedesco? Ci scrive:

"Dopo i nostri frequenti incontri della scorsa estate presso la biblioteca di Campo Santo Teutonico, potrai sicuramente immaginare come mai quest’anno mi trovo in Argentina a lavorare su nuovi progetti. Dopo anni di ricerca sulla Biennale di Venezia, lo scorso settembre finalmente sono salito con orgoglio sulle scale di marmo della Gregoriana per consegnare ai Gesuiti la mia Tesi di Dottorato. Ho perciò lasciato la Città Eterna con la decisione di festeggiare il matrimonio nella mia città d’origine, Zagabria, proprio nei giorni della tradizionale Fiera dell’Avvento.

Nel frattempo mi sono recato diverse volte a Vienna, per un posto di lavoro come esperto di arte italiana presso una rinomata case d’asta del posto, che, sin da subito, mi ha suscitato un acceso entusiasmo. Tre mesi dopo sono convolato a nozze con Camila: è stato il matrimonio dei nostri sogni, circondati dalla presenza speciale dei nostri familiari, dei nostri migliori amici e… di fiocchi di neve, il primo e silenziosissimo segnale che l’anno ormai alle porte sarebbe stato tutt’altro che ordinario.

La commissione di Dottorato mi ha chiesto di tornare a Roma per presentare il mio lavoro di ricerca proprio il lunedì dopo la grande cerimonia. Così, ancora increduli per l’accaduto, non abbiamo potuto far altro che ridere… e venire. Dopo ben sette anni in Italia, il secondo giorno di matrimonio, ancora impazzito dall’euforia, sono andato con la mia sposa novella in Gregoriana, per presentare i risultati della mia ricerca. In questo modo chi non aveva avuto modo di venire in Croazia ha colto l’opportunità, quel giorno, di unirsi ai nostri festeggiamenti per il felicissimo raggiungimento del solenne traguardo accademico.

Nei primi giorni del nuovo anno, mia moglie ed io siamo atterrati in Argentina, dove ci ha accolto la sua famiglia. I successivi tre mesi di sole che brucia al posto dell’inverno europeo ci hanno visti impegnati assiduamente per l’organizzazione della celebrazione religiosa nella città di Rosario. Oltre a ciò, il mio piano sarebbe stato quello di incontrare a Buenos Aires diversi ricercatori e personalità di spicco, così da cogliere un’opportunità per un nuovo progetto di ricerca o per una collaborazione proprio nella Capitale del Sud.

Tra l’altro, prima del viaggio, con alcuni professori in Europa si parlava già di un possibile progetto sui legami del patrocinato artistico tra l’Argentina e le ex terre dell’Austria-Ungheria; si era quindi presentato un contatto presso il Museo de la Inmigración e uno negli archivi della Biblioteca Nacional. Ho avuto alla fine la possibilità consolante di stabilire un primo importante contatto con la Camera argentino-croata di Industria e Commercio, grazie alla quale sono arrivato in seguito al progetto di cui mi sto occupando proprio in questo stesso momento.

Il resto del tempo l’ho ben speso passeggiando, ammirando i monumenti e visitando le librerie; magari, come suggerisce Umberto Eco, per trovare un palinsesto tutto mio di luoghi meravigliosi. Tutto questo mi ha permesso di accorgermi come i forti legami culturali hanno il potere di rendere uniti anche i luoghi distanti: c’è una geografia altra, che accorcia le lontananze fisiche e dilata le storie personali e quelle collettive.

La prima volta che ho sentito della quarantena in Europa ricordo bene che stavo bevendo un caffè sulla magnifica terrazza del Museo de Arte Decorativo. In quel preciso istante ho provato un immenso sollievo che quel colloquio non aveva avuto successo, perciò non aveva cancellato il mio volo. I primi momenti di dura quarantena nell’emisfero meridionale sono stati per me quasi dilettevoli, poiché mi hanno dato la piacevolissima possibilità unicamente di leggere, quindi di divorare le opere di Borges, Vargas Llosa, Ortega y Gasset, Cortázar e García Márquez e, al contempo, di infastidire simpaticamente i miei amici “costretti” ad ascoltare le impressioni che avevo continuamente da condividere.

Tuttavia, con il passare dei giorni, ci siamo resi conto della profondità della crisi sanitaria. Meno male che sono stato informato che il mio progetto di traduzione dallo spagnolo al croato riceverà un favorevole sostegno finanziario. Si tratta con esattezza di una biografia di Marcos Pejacsevich, il quale è stato non soltanto un rilevante imprenditore, ma anche uno dei nomi di spicco delle case nobiliari croate trasferi-te in Argentina: la sua storia è indubbiamente anche una considerevole testimonianza che permette un’interessantissima visione sull’interscambio culturale tra l’Europa, particolarmente quella centrale, e il Nuovo Mondo. Un'altra buona, anzi, gioiosa notizia ci aspetta alla fine dell'anno..."