Nemi, caratteristico borgo dei Castelli Romani, che spicca sul lago omonimo, di origine vulcanica, è il paese delle crostate di fragole, così come Arriccia è quello la città della Porchetta. Il magnifico edificio del museo, inaugurato da Mussolini, nel quale sono stati esposti due giganteschi resti di navi dell'epoca dell'imperatore Caligola, è oggi un museo che ospita una collezione archeologica e la ricostruzione in scala di una delle due navi, dal momento che nel 1944 le navi in esso contenute sono bruciate.

Da tempo ormai la versione diffusa - anche sulle piattaforme ufficiali - è che i soldati tedeschi hanno deliberatamente bruciato le navi. Il fatto che il comune di Nemi chieda ora un risarcimento alla Germania non sorprende (qui una notizia a riguardo), tanto meno che ciò avvenga nella crisi dovuta al Corona virus, visto il calo dei turisti, importante voce per l’economia del paese. Nell'antichità c'era un grande tempio di Diana direttamente sul lago (vicino al museo), che attirava i pellegrini, oggi attirano solo le fragole. Questo non basta.

Per quanto riguarda la vera causa dell'incendio, ci sono indizi che siano stati o dei civili, accampati nel museo incustodito durante i mesi critici, che, forse, hanno involontariamente causato la catastrofe con un fuoco mal custodito. Tra l’altro, nel 1947, sul settimanale illustrato “Brancaleone”, giornale diretto da Attilio Crepas, fu pubblicato un articolo riguardante l’incendio del museo delle navi intitolato “Lo scandalo delle Navi di Nemi”. Nell’articolo si faceva riferimento a un gruppo di civili che si erano introdotti nei locali del museo dando fuoco alle navi gridando: «Abbruciamo le navi di Mussolini», collegando i relitti del passato al Regime fascista, che li aveva recuperati dalle acque del lago.

Il fatto che ora sia di nuovo emerso un dibattito per nulla scientifico riguardo l’incendio delle navi, attribuendolo alle truppe tedesche, sorprende. Sicuramente non è stato rinvenuto, fino ad ora, nessun documento ufficiale che accerti la responsabilità tedesca nella distruzione delle navi. Alla fine, una ricostruzione storica delle vicende può essere basata solo su indizi e teorie plausibili. Soprattutto gli storici locali dubitano della versione del comune di Nemi, ma non è da escludere che per motivi di opportunità politica ne rimangano fuori.